SAN GERLANDO:”PREDICAZIONE DOLCE COME IL MIELE, SPLENDORE DI CHIAREZZA…”

“ San Gerlando nacque a Besançon, nel terzo o quarto decennio del sec. XI; studiò e insegnò nelle scuole capitolari di S. Paolo della stessa Città. Compose varie opere sulle discipline del trivio e del quadrivio.
Divenne famoso con il Computus, per cui fu detto: Computista. Con la sua Dialettica contribuì alla formazione della prima scolastica.
Fu chiamato in Sicilia dal conquistatore Ruggero che lo destinò alla sede agrigentina da lui ricostituita.
Ruggero nel 1093 assegnò i confini della Diocesi e diede a lui e ai suoi successori il casale Cattà (probabilmente presso Raffadali) con cento villani. Consacrato Vescovo da Urbano II – che, in una bolla del 1099, gli diceva: “Karissime Frater Gerlande, quem omnipotens
Dominus… nostris tamquam Beati Petri manibus consecrare dignatus est” – con la predicazione e le opere di carità rievangelizzò le nostre terre.
Costruì la Cattedrale e la casa episcopale e, per dodici anni, con zelo instancabile convertì musulmani e giudei, dimostrandosi sempre, come narra la sua Legenda “in paupertate largus, in caritate splendidus, in hospitalitate pius, in exortacione sollicitus, in consilio providus… in omni morum honestate preclarus”.
Morì il 25 febbraio 1100 e fu canonizzato nel 1159.
… Le fonti parlano di predicazione dolce come il miele, splendore di chiarezza: capace di convincere Ebrei e Musulmani a seguire Gesù Cristo. Il Pirro afferma che i normanni l’ebbero caro per la sapienza. E l’inno liturgico canta:” Il santo nome del Salvatore
diventa credibile per la virtù dei pastori …
Il messaggio della potenza del Vangelo è contenuto in modo possibile nell’immagine di S. Gerlando raffigurata nel Duomo di Monreale.
Le sue mani, simbolo dell’attività umana, sono occupate: quella di sinistra presentando il Vangelo luce del mondo e via della vita, quella di destra componendo con l’indice ed il medio l’iniziale e la finale in lingua greca della parola Gesù e, con l’anulare incrociato
con il pollice e il mignolo, iniziale e la finale di Cristo, come è dato anche di vedere nel Cristo Pantocratore del Duomo di CefaIù e di Istambul. Questo tuttavia è troppo poco.
I suoi occhi, specchio dell’anima, sono intensamente rivolti verso il lato del Vangelo, ad un mondo destinato ad esserne rischiarato.
La sua bocca quasi rinserrata, richiama a quelle orecchie, molto sviluppate ad indicare l’attenzione a ” tutto quello che Gesù ci ha insegnato “.
La tonsura, segno di appartenenza a Cristo, col filo rosso che delimita il capo, esprime la trasfigurazione in Tempio dello Spirito di chi è aperto a Cristo.
La potenza trasformante del Vangelo è ancora descritta dal paramento sacerdotale azzurro segnato da linee rosse. Per gli artisti Bizantini l’azzurro esprime l’umanità, ad indicare il potere umanizzante della parola di Gesù e ancora più la divinizzazione dell’uomo legata al
progetto del Padre.
È stupendo il messaggio che viene da quel Vangelo chiuso ma presentato da quattro dita, ad indicare i quattro punti cardinali, simbolo della destinazione a tutti gli uomini del mondo.
Un Vangelo chiuso, che con le quattro borchie laterali richiama i quattro Evangelisti e con quella centrale richiama Cristo, centro del mondo; potenza di un messaggio che richiama la pianta dell’altare bizantino, sostenuto da quattro colonne laterali e da una centrale ad
indicare la comunità riunita attorno al Risorto ed in ascolto di quello che gli Evangelisti ci hanno detto di Lui.
Potenza dei Vangelo che conduce alla comunione con Cristo che ci partecipa la comunione con il Padre, la sua forza di vita su una cultura di morte e ci fa Chiesa per la via dei mondo.
Questa potenza trasformante è descritta dallo sfondo in oro, che indica la luce del Paradiso nel cammino della Chiesa, che richiama i fiumi di grazia che sorgono dal sacrificio di Cristo.
Potenza del Vangelo, espressa dalla stola sacerdotale, segno di forza e di franchezza nell’annunzio dell’unico Salvatore e Redentore dell’uomo, che richiama, nella parte terminale che è visibile nell’azzurro della croce, il dramma della Passione e Morte di Cristo
e nel disegno in rosso e oro sottostante, divinizzazione e gloria divina da partecipare a chi si apre e si converte a Cristo.
Persino le scarpe, segno della preziosità del personaggio nelle icone bizantine, richiamano ad una evangelizzazione in cammino verso i fratelli. L’artista ha cosi espresso la potenza del Vangelo nella vita di S. Gerlando!.
Chiesa dei Signore, con l’ardore di S. Gerlando, annunzia la lieta notizia a tutti e testimonia oggi la storia dell’amore che ti ha conquistata, della grazia che ti santifica, della gloria divina che ti è donata, della verità che illumina il tuo cammino “.


( dall’Omelia dell’Arcivescovo Emerito Carmelo Ferraro del 25/2/1991 )

Posted by SanGerlando