MONTENEGRO AVERE LA CATTEDRALE CHIUSA È COME AVERE LA MAMMA AMMALATA

Carissimo Fratello Michele, a nome mio personale e di tutta la comunità diocesana Ti accolgo con immensa gioia e ti ringrazio per aver accettato l’invito a presiedere l’Eucarestia nel giorno solenne in cui ricordiamo il Santo Patrono Gerlando da Besanson. Questo appuntamento annuale ci con sente di riscoprire le radici profonde della fede dei nostri padri, ci aiuta a desiderare un autentico cammino di santità e ci interroga su come, a distanza di quasi un millennio, siamo chiamati a ripresentare il messaggio di fede e di impegno concreto che il santo di origini francesi ha por tato nella nostra amata Sicilia.

S.Gerlando ha amato questa terra e questa città di Agrigento, in particolare; nel centro di essa ha voluto che si realizzasse una Chiesa Cattedrale, segno di unità e di comunione, collocata in alto, sulla collina, quasi come una sentinella, per guardare verso tulle le direzione della diocesi ed essere vista da più parti, quasi come un faro, perché nessuno perdesse la rotta della salvezza. La città nel cuore e la cattedrale nel cuore della città: forse potremmo sintetizzare così il sogno di Gerlando, la sua visione architettonica ed evangelica.

Con tanta tristezza nel cuore oggi presentiamo al nostro amato patrono la sua cattedrale chiusa per i motivi strutturali che tutti noi conosciamo e mentre ringrazio questa comunità di S.Domenico per l’accoglienza calorosa, a nome di tutta la diocesi, sento il bisogno di rivolgere un pensiero alla Chiesa Madre che esprime in modo visibile la nostra comunione.

Avere la Cattedrale chiusa è come avere la mamma ammalata!
Ci si sente privi di un centro vitale e affettivo.

E insieme alla Cattedrale guardiamo con preoccupazione il centro storico che cade a pezzi, giorno dopo giorno, diventando quasi il segno di una città che perde lentamente il suo cuore e il motivo unificante della sua storia bimillenaria.

Ci stanno a cuore, e per loro preghiamo manifestando ancora la nostra vicinanza, tutte le persone del centro storico costrette a vivere fuori casa ormai da troppo tempo. E insieme a loro ricordiamo e preghiamo per tutti coloro che vivono nei centri storici delle nostre città, soprattutto per quelli che stanno soffrendo a causa di condizioni precarie delle loro abitazioni.

Non potendo stare dentro la Cattedrale, per un istante vorrei che idealmente ci collocassimo tutti su quel colle e guardassimo la nostra diocesi con gli occhi di S. Gerando: gettiamo lo sguardo verso l’entroterra e pensiamo ai tanti problemi dell’agricoltura; ammiriamo la bellezza e la fecondità delle campagne che producono frutti straordinari ma pensiamo alla sofferenza dei tanti agricoltori che vedono mortificato il loro lavoro per la grave crisi in cui versa il settore agroalimentare. Contempliamo il mare, vasto e limpido, luogo di confine e di passaggio, spazio di comunicazione con il continente africano che sentiamo sempre più vicino a motivo dei flussi migratori.

Ci sentiamo preoccupati per la crisi della pesca, per i tanti uomini che vogliono trovare nel mare il sostentamento necessario e non riescono a farlo per il costo del carburante o per tante altre difficoltà. Mettiamo nel cuore di S. Gerlando le tante persone che hanno perso il posto di lavoro o quelle che hanno deciso di andare altrove, lasciando qui gli affetti più cari e i sogni di tornare presto.

Chissà quante volte S. Gerlando ha guardato questa terra e il suo mare, ne è rimasto incantato e ha deciso che per essa poteva e doveva fare molto. Vogliamo chiedere con insistenza l’aiuto e l’intercessione del nostro Patrono per questa terra che tutti noi amiamo e per la quale dobbiamo fare molto di più. S. Gerlando ci insegna che annuncio del Vangelo e promozione dell’uomo, costruzione del Regno di Dio e animazione del sociale camminano sempre insieme. S. Gerlando ci invita ad essere cristiani e cittadini degni del Vangelo che sanno guardare ne gli occhi la realtà e ogni giorno imparano ad affrontarla senza mai perdere la speranza. S.Gerlando ci sprona ad essere più coraggiosi, più in stancabili, più generosi; ci esorta a non essere un popolo che aspetta le soluzioni approntate dagli altri, a non essere di quelli che stanno semplicemente a guardare o a chiacchierare sulle cose della città o a giudicare ma, mettendo in campo le proprie capacità, a saper lentamente costruire una coscienza civile e religiosa.
Vogliamo chiedere con forza il suo aiuto e la sua intercessione, e a te, carissimo fratello Michele, chiediamo di pregare per noi e per tutta la nostra diocesi perché in essa risplenda «l’operosità della fede, la fatica della carità e la fermezza della speranza nel Signore nostro Gesù Cristo»

25 FEBBRAIO 2012

Posted by SanGerlando